Fiorino Smeraldi – Acquarelli

Posted on 23 Maggio 2018


Venezia, Milano e Salvador sono le tre città in cui l’autore si è formato sia culturalmente che umanamente. Non soltanto luoghi geografici dunque, ma luoghi dell’anima che restano scolpiti per sempre nella memoria e disegnano itinerari in cui arte, divertimento e ricordi si fondono in una miscela nostalgica, decadente ed esplosiva al contempo. Se il ricordo di un amore è il pretesto da cui sgorga il narrare fra le calli di una Venezia ormai tossicodipendente, la speranza di un amore tratteggia il viaggio in una Milano viva e morta, sospesa tra passato e futuro, identità e smarrimento. Salvador è invece il luogo della passione, della danza e del ritmo, in cui ogni canto diventa lo spettacolo immenso della vita. Un libro autentico, speciale, per non perdere di vista il sentimento del tempo e le geografie del cuore.

Ho avuto modo di leggere il libro e devo dire che è riuscitissimo, lo consiglio a tutti.

A mio modesto parere è più profondo e significativo di “Note Di Vita”.

Ho fatto alcune domande a Fiorino, ecco cosa ci siamo detti durante la nostra chiacchierata:

Lo scorso anno avevi definito la nostalgia così:

Credo che descrivere un sentimento sia l’impresa piu’ difficile per chiunque. La nostalgia non e’ solo sentire la mancanza di qualcosa che e’ lontana nel tempo o nello spazio. Tutti l’abbiamo provata quella sensazione per qualcosa o per qualcuno. Un pugno allo stomaco che arriva dal niente. Non te l’aspetti e lei arriva a metterti ko. Vince sempre lei. In portoghese spesso si usa la parola saudade. E’ il ricordo di un’allegria lontana. E la nostalgia oggi credo sia uno degli elementi fondamentali su cui si basa la mia vita, ma puo’ essere pericolosissima perche’ rischia di condannarti a vivere nel passato. Non e’ un sentimento facile da gestire.”

Ad oggi provi ancora le stesse sensazioni? Definiresti la nostalgia nello stesso modo?

La definirei alla stessa maniera, perché la mia posizione nei confronti della nostalgia non è cambiata, anzi forse si è accentuata. Tutto nasce dal fatto che sto provando a vivere contemporaneamente in due mondi diversi: non si può vivere allo stesso tempo sulla Terra e sulla Luna. Si sogna sempre la Luna guardandola dal basso, ma arrivandoci e guardando in giù si avrà sempre un po’ di malinconia per casa propria.

È una scelta che non si può prendere o almeno io non ci riesco! Ma avere tanta nostalgia di luoghi o persone significa che nella vita sono stato tanto fortunato ad aver incontrato gente che mi ha dato tanto e di aver vissuto in luoghi speciali.

Pensi attaverso delle immagini? Se si, scatti molte fotografie o preferisci averle impresse nella tua mente?

Io sono il peggior fotografo al mondo. Per questo, per le immagini inserite nel libro, ho chiesto aiuto a parenti e amici, principalmente a mia cugina Monica che, al contrario mio, è bravissima con la macchina fotografica!
Le immagini nella mia testa attivano i sensi della memoria: colori, profumi, suoni, sensazioni…Per questo cerco di immagazzinare più immagini possibili.

Dove è oggi il tuo centro di gravità permanente?

Il mio centro di gravità permanente è mia moglie Larissa. Perché lei è il mio passato, il mio presente e il mio futuro. A qualsiasi altra persona della mia vita manca una di queste tre componenti. L’unica cosa a cui posso paragonarla è l’Inter.

Cosa significa per te viaggiare?

Non è una domanda semplice. Escluderei il fatto di associare il viaggiare al turismo di massa che imperversa in questo periodo storico. Saranno anni che non faccio turismo spiccio e mi muovo solo avanti e indietro tra le mie città Italia e Brasile. In questo periodo della mia vita viaggiare significa andare a trovare amici. Però può capitare che mi incuriosisca qualche luogo o palazzo che ho studiato o di cui ho letto e allora mi sposto. L’anno scorso sono andato a Mantova per visitare “La camera degli sposi” dopo aver letto alcune cose che aveva scritto Sgarbi sull’argomento. In ogni caso non sarà mai lo spostarsi da un luogo a un altro la mia idea di viaggio come invece vedo fare a tanti viaggiatori compulsivi.  Spesso quando mi invitano ad andare in giro non sanno rispondere alla domanda “Perché dovremmo andare?” Un mio caro amico, Antonio Rizzoli professore di psichiatria in pensione, definisce questi viaggiatori come “presenzialisti”. Vogliono esserci per scattare la foto e ostentare il viaggio.
Se alla base del viaggio non c’è un’idea o un pensiero allora preferisco rimanere a casa. Ad esempio amo alla follia Milano deserta ad Agosto.

 Ti ritieni essere ricco di ricordi?

Ricchissimo! Ma più passa il tempo e più mi sto accorgendo che tendo a ricordarmi più i dettagli che il quadro generale delle situazioni e mi chiedo perché sia cosi! Teoricamente dovrebbe essere il contrario!

Senti spesso la necessità di scappare? Qual è la tua via di fuga preferita?

Guarda ti dico che in passato sono scappato tante volte. Per finire appunto in questo circolo vizioso della nostalgia. Quindi adesso con più esperienza quando mi viene voglia di scappare resto e affronto le situazioni. Certo poi ogni tanto una fuga nei posti dell’infanzia aiuta a ricaricarsi.

 

Riguardo a Venezia:

  • Come miglioreresti la città oggi?

Difficile dirlo perché la questione è la gestione dei flussi turistici in una maniera più razionale di quella attuale dove sembra che la cosa più importante sia ammassare escursionisti in città.
La mia Venezia ideale è quella degli anni 80-90 con una decina di milioni di visitatori in meno, senza grandi navi e con più veneziani. Con Paolo Poggi e Civeriati in attacco e il mitico Bosaglia in porta. Poi se è utopia perché il mondo è impazzito non lo so. Probabilmente si.
Però mi viene da dire che Venezia non va migliorata, ma preservata. E non intendo solo i palazzi, ma salvaguardare proprio la civiltà con le tante sfumature che l’hanno portata ad essere quello che è e che è stata per tanto tempo.
Io mi chiedo come, a chi la visita oggi, possa piacere se non prova neanche a capirla.

  • Il tabarro poi l’hai acquistato?

No! Non sono abbastanza elegante, raffinato e carismatico per indossarlo.

  • E’ più bello partire o arrivare?

Arrivare senza dubbio. Trovo fantastico quella sensazione di essere investiti da emozioni che rinfrescano i ricordi.

  • Hai pensato di pubblicizzare il tuo libro nei luoghi da te descritti? (Libreria Acqua Alta, Schiavi a San Trovaso, i bagni del Lido etc.)

Quei luoghi sono vere e proprie istituzioni. Il mio libro non è all’altezza!

  • Qual è il luogo più significativo per te di Venezia? Puoi indicarne uno solo.

Zattere Dorsoduro 401. Casa di mia nonna. Ma senza ombra di dubbio.

  • Quanto pensi ci sia ancora da scoprire di Venezia?

Non credo esista al mondo una città così piccola che offra sempre qualcosa da scoprire come Venezia. Ultimamente stavo facendo una passeggiata con una mia amica che lavora come guida turistica e entrambi ci siamo sorpresi di vedere cose che non conoscevamo. Perché Venezia la puoi guardare dai canali, ma la scopri sul serio visitando i palazzi.

  • Indica il luogo più malinconico e quello più allegro della città.

Venezia non la definirei ne triste ne allegra. Venezia è struggente. E se ti dovessi indicare un posto tra tutti che la rappresenta meglio di altri, forse ti direi le Fondamenta della Sensa.

  • Che ricordo hai di me in città?

Il tuo ricordo in città non può che essere legato a quando venivamo in laguna con il resto della compagnia al liceo!

 

Riguardo a Milano:

  • Cos’è la “milanesità” oggi per te?

Manzoni diceva che: “Milanesità è l’attitudine innata o acquisita di distinguere l’utile dall’inutile. Essere ambrosiano è quasi una filosofia che si identifica nel culto dell’efficienza e del decoro”. E detta così è difficile dargli torto. Manzoni era il primo milanese imbruttito.
Poi onestamente se ti dovessi fare un nome di chi per me sempre rappresenterà Milano non avrei dubbi: Peppino Prisco che sarà per sempre l’anima bauscia della città.

  • E’ più bello partire o arrivare?

Non so se a Milano sia più bello partire o arrivare. Quando arrivo finisco sempre a pensare a come si possa definire Milano una città brutta! Una cosa fuori dal mondo! E poi cerco di capire cosa sia cambiato dall’ultima volta.

Di certo partire da Milano è più semplice perché sai che prima o poi ci torni! Sicuro!

  • Qual è il luogo più significativo per te di Milano? Puoi indicarne uno solo.

Piazza Sant’Ambrogio.

  • Anche Milano, così come Venezia, è in continuo mutamento. Presto in piazzetta Liberty aprirà il primo Apple Store della città e in Piazza Cordusio aprirà il più grande Starbucks d’Europa. Un’offesa o un’opportunità per la città? Cosa ne pensi?

Milano è la meno italiana delle città. Non ha paura dei cambiamenti, anzi li cerca disperatamente e continuamente. Certo io vivo lontano e principalmente di ricordi quindi mi spiace tornare e vedere anche solo un sasso fuori posto cambiato in mia assenza. Ma è inevitabile.

A Milano quello che hai scoperto ieri magari domani non varrà più. Devi muoverti per stare al passo. Nel momento in cui Milano si dovesse fermare smetterebbe automaticamente di essere Milano.

  • Indica il luogo più malinconico della città e il più allegro.

San Siro. Dipende dai risultati delle partite.

  • Che ricordo hai di me in città?

Beh la scuola chiaro. Da quando ti ho incontrato scendendo le scale nell’ atrio, a tutte le uscite fatte in duomo il sabato dopo la scuola!
Riguardo a Salvador:

  • E’ più bello partire o arrivare?

A Salvador è più bello arrivare. Soprattutto se son stato lontano da mia moglie. E poi arrivare a Bahia è sempre un’occasione in più per festeggiare. È la terra dell’allegria non esiste Bahia senza una festa.

  • Qual è il luogo più significativo per te di Salvador? Puoi indicarne uno solo.

Il Santuario di Bonfim. Ha un’energia diversa da tutto il resto della città. Non sembra neppure di essere nella stessa città rispetto ai quartieri più moderni. Dopo tanti anni devo ancora capire quale sia la vera Salvador.

  • Quanto pensi ci sia ancora da scoprire di Salvador?

Salvador ti sorprende ogni giorno in modo diverso. Onestamente non so quanto ci sia da scoprire ancora perché non vedo limite nella fantasia dei bahiani.

  • Indica il luogo più malinconico della città e il più allegro.

L’ allegria pervade la città. È il loro modo di reagire a una vita difficile. Se non lo vedi di persona non posso spiegartelo: sono bahiani. Dall’allegria traggono forza e determinazione. È l’unico modo che la “gente boa” ha di reagire alla violenza che attanaglia il Brasile.

  • Il concetto di musica: cos’è per te la musica e chi la rappresenta?

Io spesso sogno di vivere la vita come un film. E non esiste film senza colonna sonora. La musica mi accompagna. Ogni tanto ascolto i testi, ogni tanto sento le note.
Non credo che ci possa essere qualcuno a rappresentare la musica. Ci sono tanti grandi compositori e cantanti. Ma la musica accompagna l’uomo da sempre. Io sotto la doccia sono convinto di essere il miglior cantante di sempre, e ti giuro che ogni tanto ci credo sul serio. La musica non ha bisogno di essere rappresentata. Lo fa da sola.

Quale città ti ha sedotto di più tra le tre presenti nel libro?

A Milano e Venezia ci sono cresciuto, le conosco da sempre. La città che mi ha sedotto di più forse è Salvador che mi ha affascinato a tal punto che alla fine mi ci sono trasferito.

Ma in questo, la grande differenza l’ha fatta mia moglie Larissa.

Se avessi la possibilità di viaggiare nel tempo preferiresti visitare quale città e in quale periodo?

Ehh questa è una domanda difficile…da grande fan di “Ritorno al futuro” non sceglierei un periodo storico lontano, ma mi piacerebbe visitare Milano e Venezia negli anni 50 o 60 per poter rivedere i miei nonni e conoscere i miei genitori da giovani. E a Salvador in qualsiasi momento degli ultimi 30 anni per poter conoscere prima mia moglie.

Continuerai a scrivere? Hai già un’idea per il prossimo libro?

Di idee me ne vengono tante. Poi bisogna vedere quali sono quelle buone però.

Mi piacerebbe cimentarmi con la scrittura di un romanzo vero e proprio ma devo prima capire se ne sono all’altezza.

 

Fiorino Ludovico Smeraldi è nato a Milano il 18 Gennaio 1980. Si è laureato in Storia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi in Antropologia culturale dal titolo Il calcio come metafora della vita. Vive tra l’Italia e Salvador de Bahia, dedicandosi allo studio dell’arte, della letteratura e della filosofia.

Nel 2017 ha pubblicato Note Di Vita.

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